L’ installazione
dell’ opera di Domenico Travaglia nel Parco Buzzaccarini, ai piedi dell’ albero
dedicato a Franca Rame, ha ricreato, quasi per magia, l’ atmosfera del trittico
più famoso di Klimt. La donna, rappresentata da Franca Rame, l’ albero della
vita e, infine, l’ abbraccio.
Ma nell’ opera
dell’ artista monselicense muta il concetto di coppia. In Klimt le vesti dei
due soggetti sono diversificate: l’uomo indossa una tunica stilizzata e
lineare, con figure geometriche e squadrate, mentre quella della donna è più
ondeggiante, morbida, con decorazioni minute e curate. Sono così sottolineati,
visivamente, i diversi caratteri e proposto lo specifico ruolo di ognuno nell’
equilibrio della coppia.
Nella scultura di
Domenico, invece, l’ uomo e la donna si compenetrano, con equilibri paritari e
spazi del tutto indistinti, generando un unicum inscindibile, una perfetta
fusione non solo materiale, ma soprattutto spirituale.
Le forme,
morbidissime e informali, che concedono solo qualche piccolo spiraglio al
figurativo, sono impreziosite da una coinvolgente sinuosità, qua e la
accentuata da striature che sembrano frutto dell’ usura del tempo più che della
mano dell’artista. Riverberano serenità, dolcezza, armonia e celebrano in modo
perfetto il pathos dell’ abbraccio, l’emozione del sentimento e la sofferenza
che pure ne fa parte, estromettendo il logos, la razionalità, da quell’ intimo momento di trasporto.
Una gestualità
che è metafora dell’amore, con la quale i due corpi costretti nella candida
pietra, compiono un atto liberatorio, sintesi dell’abbandono, della completa ed
incondizionata resa e donazione all’altro.
Un pathos che
guida ogni opera di Domenico, anche se questa, in particolare, rivela l’ anima
del suo spirito libero, impossibile da limitare o incasellare in questa o in
quella corrente.
Anche Franca Rame
era, incontestabilmente, uno spirito
libero e se una dedica compie la magia di donare l’anima di una persona ad una
cosa, questo parco possiederà due spiriti liberi che vivranno fianco a fianco,
offrendo ai visitatori l’ immagine della loro libertà. Lucio Merlin
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